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Un Natale Diverso… a Gubbio in piena Pandemia

Questo anno sarà necessariamente un Natale “diverso”. Niente pista del ghiaccio in piazza Bosone, niente mercatini con le casette all’interno dei giardini in piazza 40 martiri, niente ruota panoramica davanti al monumento dei caduti della prima guerra mondiale, niente storica festa del rugby e niente feste di capodanno. Niente presepi viventi per i vicoli del centro, anche se credo che qualcuno nelle periferie lo farà, per poi mettere una telecamera sotto una grondaia e pubblicare “sotto le feste” nel magico mondo di internet tante dirette, magari scoprendo qualcuno che ruba una pecora in cartapesta. Poi ci si potrà godere l’albero di Natale di piazza Grande, un bell’abete che viene da chissà dove…

Alcune vie hanno già montato le solite luminarie che ancora spente sorvolano le vie vuote, in attesa che insieme alle gelatine colorate posizionate sulle lampade di Gae Aulenti in Piazza San Giovanni si accendano per illuminare la piazza .. Il passaggio in queste vie in questi giorni è grigio e giustamente freddo, come ogni anno di questi tempi del resto, come se la pandemia non c’entri nulla con il clima di stagione… In città non ci sono ora file nei negozi, una scuola locale segnala di comperare nell’infernale ma più che reale AMAZON, tramite una iniziativa alla quale la scuola ha aderito e per la quale riceverà un credito virtuale pari ad una percentuale del valore degli acquisti dei clienti che partecipano. Per le vie della città sventolano ancora sconti formato Black Friday o Cyber Monday, insieme ad altri formati di disperazione, ovvero i manifesti che segnalano il -50%, i -70%…

Chissà se il “disassembramento” reggerà dal 15 dicembre in poi… Credo di no e immagino i giornali uscire il 20 con titoli a caratteri cubitali come «Insulti, spintoni, graffi e morsi per accaparrarsi l’ultimo maglione con l’alce che fa la cacca». (Un po’ troppo lungo? I colleghi della redazione sanno il fatto loro, sintetizzeranno a dovere, degli umani morsi e delle prodezze intestinali dell’animale effigiato si limiteranno a dar conto nell’articolo).

Insomma siamo ai primi di Dicembre, tra poco si comincia a respirare l’aria natalizia ma sarà proprio difficile sentirla quest’anno. E non solo per colpa delle mascherine,  credo che siano anni ormai che per molte persone manca in questo periodo la percezione di giorni di festa… 

Il Natale 2020 sarà indubbiamente diverso da tutti quelli che abbiamo vissuto. Ad alcuni mancheranno alcuni cari che in questo anno li hanno lasciati, alcuni sono tristi per non aver portato il regalo alla propria amante, altri sono tristi perché per altre due settimane forzatamente dovranno restare in casa con la consorte, scelta oramai 20 anni fa quando senza pandemia ci si poteva ammucchiare alle feste di paese e dopo aver bevuto dallo stesso calice giurarsi una sorta di amore eterno.

Il carissimo Presidente che ci è stato consegnato in questa pandemia ci dice che sarà “un Natale spirituale”. Sembrerebbe vero, in molte famiglie si inizia a vivere di spirito e con un buono spirito locale si affrontano queste due settimane, tra gloriosi cenoni clandestini e cenette tra pochi intimi, dove tutti (o quasi) però sono sempre pronti a giudicare il vicino e il suo piatto della sera. Di certo mancheranno le folli file di un folle consumismo nei centri commerciali, non solo perché Amazon invita a fare gli acquisti natalizi al posto di Babbo Natale a novembre, ma per lo più perché le persone o i cittadini, come si usa chiamarli ultimamente, non hanno più né la speranza né le risorse per sperare…

Molti, anche dalle parti nostre, non potendo assalire le vette del nord arrancheranno sui più comuni monti locali come se si vivesse nei tempi antichi, quando ancora si respirava la fuliggine e si mangiava intorno ad un tavolo, respirando l’odore del brodo, della pasta al forno, delle sigarette accese e del vino senza etichetta.

Si vivranno questi giorni aspettando un nuovo “Dpcm” come si aspetta un messaggio di Babbo Natale, per poi accorgersi che in verità le cose che ci mancano veramente sono i nostri veri amori mancati e i nostri desideri mai realizzati…

Ci accorgeremo che alla fine non ci mancano la ruota panoramica, le giostre al teatro romano o l’impossibilità di riunirsi in dieci, venti o trenta attorno alla tavola imbandita. Ci mancherà la speranza di credere in ciò che più ci appartiene, ovvero la vita che viviamo oggi nel presente…

Forse ad alcuni non mancheranno nemmeno i discorsi di alcuni commensali riuniti a parlare di storielle di quartiere o dei destini futuri del mondo.

Quei discorsi insomma di cui la maggior parte di noi, pur essendo costretta ad ascoltarli ea d annuire come se a parlare fosse un capo di stato, se ne sbatteva…

Sarà un Natale che, credetemi, anche ai solitari e agli asociali sembrerà diverso, non per la mancanza di turisti per le vie o per il portafoglio che oramai piange, ma per il pensiero che va ai nonni, agli amici che vivono in situazioni difficili, agli amici anziani che vivono ogni giorno come se fosse l’ultimo…

Così forse mentre vedremo gesti normali il giorno di Natale, ci accorgeremo che alla fine la vita non va rincorsa, ma corsa nel presente. Dovremmo cercare di tornare a guardare la realtà di una persona al centro del suo fare, capace attraverso la conoscenza di riappropriarsi di due dei più grandi riferimenti per la propria vita: la famiglia e la scuola.

Forse ci accorgeremo che alla fine viviamo senza riconoscere in alcune persone o personaggi dei miti. In molti riscopriranno i vecchi film che hanno fatto la storia e creato l’identità di intere generazioni, come hanno fatto anche certi libri e tante opere d’arte… Bisogna capire che alla fine l’importante non è salvare solo l’anima, dobbiamo prima salvare la nostra società. Ci accorgeremo che forse non era necessario fare regali stupidi che sostituivano parole mai dette e baci mai dati, forse ci accorgeremo che troncare un rapporto o ritrovare un amore nonostante tutto sia una delle cose più belle, evitando di cadere nella falsa socialità di un social diventando insani fruitori di un isolamento di massa dove la totale assenza di un corpo fisico e di confronto diretto ci ha reso più o meno cattivi.

Ci accorgeremo che abbiamo bisogno di un sentimento per vivere e andare avanti, forse ci accorgeremo che i piccoli difetti che abbiamo o che ha un amico, un figlio o una persona cara, alla fine non sono nulla. Ci accorgeremo che “etichettare” una qualunque persona serve solo a far perdere la fiducia e far chiacchierare qualcun altro…

Ci accorgeremo guardando la via vuota il 24 dicembre che da soli non si va da nessuna parte, che da soli non ci si aiuta, che da soli non ci si salva, che da soli non è vero che ci si perdona! Nessuno ti perdona in questa terra, non si deve fare del male pensando che poi ci sia un perdono! Non può esistere una vita così perché forse ci accorgeremo che alla fine non ne usciremo meglio o peggio di prima, ne usciremo solo se riusciremo a guardarci allo specchio e a riscoprire il bello e il buono del vivere nel sociale, non nei social…

Usciremo da questo momento e forse ci dimenticheremo di tutto il tempo passato a cercare un futuro, ma non si deve dimenticare che l’esigenza della razza umana è quella del noi inclusivo, capace di educare cuore e mente, capace di educare al sentimento e al buon senso.

Se sei arrivato fino a qua a leggere ne sono felice e ti sono grato. Grazie per la tua pazienza, grazie per avermi accettato e letto, non so se sono riuscito a illustrare al meglio il mio pensiero perché non sono uno scrittore, ma grazie per avermi letto…

Adesso non è il caso di frignare e piangerci addosso, è il caso di non cadere nel disinteresse generale, è necessario tornare a vivere anche senza prenderci troppo sul serio, E’ necessario mangiarci un mandarino e una fetta di panettone del forno sotto casa…

Ecco io penso questo, poi ognuno ovviamente farà come crede, ma a prescindere da tutto rimarrà una certezza: non è il caso di piangersi addosso sei vivo!

Paolo Tosti Gubbio Dicembre 2020