Monica Ertl
Monica Ertl, la giovane e bellissima guerrigliera che ha vendicato il Che uccidendo ad Amburgo, in Germania, alle dieci meno venti della mattina del 1° aprile 1971 Roberto Quintanilla, detto Toto,console della Bolivia in Germania. Roberto Quintanilla era il colonnello, responsabile diretto dell’ultimo oltraggio a Guevara: l’amputazione delle mani, dopo la sua fucilazione a La Higuera.
La storia di Monica è incredibile. Figlia di Hans Ertl cineasta, antropologo ed appassionato etnografo, che raggiunse la fama e il successo “ritraendo i dirigenti del Partito Nazionalsocialista quando filmava la maestosità, l’estetica corporale e la destrezza atletica dei partecipanti ai Giochi Olimpici di Berlino (1936), sotto la direzione della Leni Riefenstahl”. Peraltro è singolare che Hans non aderì al Partito Nazionalsocialista ma, nonostante aborrisse la guerra, esibiva con orgoglio la giubba disegnata da Hugo Boss per l’esercito tedesco, come simbolo delle sue gesta di allora e della sua eleganza ariana; detestava essere definito “nazista”, non aveva nulla contro i nazisti ma neppure contro gli Ebrei. Famoso come “il fotografo di Adolf Hitler”, benché l’iconografo ufficiale del Führer sia stato Heinrich Hoffman, delle SS Alla fine della Seconda Guerra Mondiale
Quando i Terzo Reich crollò, fuggì in Sud America e nel 1951, giunse a Chiquitania, a 100 chilometri dalla città di Santa Cruz.
Monika-E-rtl-2Monika visse il nazismo trionfante e, quando emigrò in Bolivia col padre, divenne un’ottima fotografa. Conobbe “lo Zio Klaus”, un imprenditore tedesco, ex capo della Gestapo a Lione, meglio noto come “il macellaio di Lione”. Monica visse presso le miniere di rame nel nord del Cile ma, dopo il suo matrimonio fallìto divenne un’attivista politica e costruì un ospizio per orfani a La Paz.
La morte del Che Enesto Che Guevara indusse Monica a scelte radicali. e divenne un collboratrice della rivoluzione in Sudamerica. La sorella Beatriz in un’intervista alla BBC News racconta che “Monika era la figlia preferita, mio padre era molto freddo nei nostri confronti e lei sembrava essere l’unica che amasse. Mio padre nacque come risultato di uno stupro, mia nonnanon gli dimostrò mai affetto e questo lo segnò per sempre; l’unico affetto che dimostrò, fu per Monika” Monica rivoluzionaria di professione combatte con la Guerriglia di Ñancahuazú. Nei quattro anni durante i quali restò nell’accampamento, scrisse a suo padre una sola volta l’anno, per dirgli testualmente “non preoccupatevi per me… sto bene”. Nel 1971, attraversa l’Atla
ntico, torna in Germania e uccide il console boliviano, il colonnello Roberto Quintanilla Pereira, responsabile diretto dell’ultimo oltraggio a Guevara: l’amputazione delle mani, dopo la sua fucilazione a La Higuera.
Con quella profanazione, Quintanilla aveva firmato la sua sentenza di morte e da allora la fedele monika_ertl_0Imilla si propose la missione ad altissimo rischio: vendicare il Che Guevara.
Monica fu inseguita dalle polizie di tutto il mondo fu uccisa nel 1973, in un’imboscata pare organizzata da Klaus Barbie.
Si dice i resti di Monika Ertl riposino “simbolicamente” in un cimitero di La Paz; in realtà “non furono mai riconsegnati alla sua famiglia, le richieste furono sempre ignorate dalle autorità e si trovano in qualche luogo sconosciuto della Bolivia, giacciono in una fossa comune senza croce, senza nome e senza una benedizione di suo padre”. Pochi ricordano il nome di questa donna coraggiosa.